
Nel 1995, infatti, dopo un’assenza di 70 anni, nel parco sono stati reimmessi alcuni lupi, che si sono riprodotti e divisi in quattro o cinque branchi diversi; immediatamente le prede sono diminuite di numero, e contemporaneamente sono aumentati gli alberi. Secondo William Ripple, ecologo della Facoltà di Silvicoltura dell’Università dell’Oregon, questo accade perché i cervi hanno profondamente cambiato il loro comportamento. E’ “l’ecologia della paura”: per timore dei cacciatori, i cervi non si riuniscono più in grossi branchi vicino ai fiumi, dove trovavano foraggio fresco e riparo. Ora si spostano solo in piccoli gruppi. Ma soprattutto, sotto la minaccia dei lupi, non riescono più a mangiare tranquillamente i germogli appena nati di salici e pioppi, gli alberi più importanti del parco. Per questo si possono finalmente vedere, dopo tanto tempo, piccoli alberelli in crescita; sono quelli che andranno a costituire i nuovi boschi di Yellowstone. Gli ecologi hanno accertato la presenza di altri effetti positivi, una vera “cascata” ecologica: gli alberi nuovi per esempio rallentano l’acqua piovana e bloccano l’erosione dei torrenti, permettendo anche ai castori do costruire le loro dighe. Con i lupi si ricrea cosi un ambiente simile al West prima dell’arrivo degli europei.
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